L’idea
fondamentale da cui partire per una possibile proposta risolutiva di tale
questione è quella che: visto e considerato che il moto ondoso,
man mano che si
avvicina alla riva, incontra una sempre maggiore resistenza per il libero
spostamento delle masse d’acqua che porta con sé
a causa della calante
profondità del mare, non è certamente molto saggio andare a frapporre ulteriori
impedimenti alla loro naturale possibilità
di movimento. Tale logico ed
intuitivo argomento andrebbe chiaramente ed approfonditamente illustrato dai
vari Tecnici di idraulica marina e
assimilato, in maniera indelebile, dalla
mente dei vari Amministratori Locali che si occupano della protezione della
costa i quali, ancora oggi, inspiegabilmente, sembra che non lo ritengano
molto rilevante.
Il
succedersi delle onde, originato dalla spinta del vento o da altro fenomeno di
varia natura genera una crescente pressione su quelle che
stanno davanti in
direzione dell’arenile le quali, trovandosi ad avere a che fare con spazi di
fuga sempre più ridotti, sono costrette a far sì
che l’acqua, essendo un
liquido non comprimibile, abbia una unica possibilità di sfogo: quella
di innalzarsi ed infatti è proprio così che
vengono a crearsi i cosiddetti
cavalloni. Inoltre, il minore spazio
disponibile determinato dal fondale che sale verso la battigia crea un
secondo
fenomeno di tipo fisico-meccanico che è normalmente sotto gli occhi di tutti:
quello di un crescente aumento della velocità di
spostamento delle onde e
quindi delle masse d’acqua da esse trasportata. Tale incremento di velocità a sua volta conferisce
all’acqua una
forza d’urto che diviene anch’essa, gradualmente, sempre più
potente.
Quanto
precede spiega in modo semplice ed inequivocabile il motivo per cui quando il
mare molto agitato arriva a lambire una riva, assumendo
la forma di una
“mareggiata”, produce su di essa, molto spesso, un effetto distruttivo equiparabile
a quello che potrebbe essere provocato da
una serie di piccoli “tsunami”. Per
una più agevole e chiara comprensione definirei questo fenomeno come “effetto
pompa” simile cioè a
quanto avviene nei tubi utilizzati per l’irrigazione dei
campi o dei giardini a causa del loro diametro che si riduce, infatti, la
logica del modo
di comportarsi dell’acqua è la stessa: minore spazio
disponibile per lo spostamento dell’acqua = maggiore velocità impressa al suo
scorrimento
= maggiore spinta ricevuta = più potente impatto sulla riva.
Se questo discorso,
come ritengo dimostrabile, è da considerarsi valido, si dovrebbe facilmente
capire la ragione per cui tutte le difese delle
spiagge, finora attuate con
l’errato criterio delle barriere di vario genere poggianti sul fondale, abbiano
sempre dimostrato la loro fatuità, i loro
grandi limiti, i loro vari difetti ed
i problemi di notevole entità da sempre venutisi a creare quali, solo ad
esempio: i “truogoli”, i “tomboli”, la
necessità di provvedere ai ripetuti,
urgenti e costosi interventi di ripascimento della sabbia portata via dalle
mareggiate e la inevitabile saltuaria risistemazione delle scogliere di vario
tipo che, ad ogni tempesta, rischiano di essere smantellate.
Da quanto
sopra deriva il ragionamento secondo il quale si giunge alla conclusione che:
una vera, efficace, sicura e duratura difesa costiera
non potrà mai essere
realizzata con delle strutture invasive dei fondali, bensì solamente
con frangiflutti galleggianti molto robusti, assolutamente
ben ancorati al fondale, ma anche dotati di adeguati margini di elasticità sia orizzontale che
verticale come quelli del genere da me proposti.
Tali barriere, infatti, essendo in grado di
frenare lontano dalla battigia, fino alla misura del 70-80%, l’impeto del moto
ondoso, dovrebbero venire posizionate su acque profonde almeno 6-
quantità d’acqua agitata hanno ancora una certa possibilità di muoversi senza aver
già acquisito quella velocità, quella spinta e quella altezza
delle creste tali
da renderle pericolose e distruttive per la costa.
Per essere
più espliciti, mentre nel nostro mare Adriatico una simile profondità è
riscontrabile, a seconda delle varie località, ad una distanza
media di circa
1.000 –
essere verificabile già a poche centina di metri dalla riva.
CARATTERISTICHE E FUNZIONALITA' DEL MODULO FRANGIFLUTTI
GALLEGGIANTE METALLICO SOPRA ILLUSTRATO
Come
ritengo possa risultare evidente dalle immagini suesposte, il tipo di moduli da
me proposti,per esplicare appieno la loro efficacia nella
difesa del litorale, sono
utilizzabili principalmente di fronte a coste in cui le acque marine abbiano una profondità di almeno 6-
causa delle diverse "appendici" immerse di cui sono dotate.
Questo modello
di "scogliera galleggiante" con i suoi rilievi frangiflutti esagonali
o di altro formato che la circondano perimetralmente fino
alla sua sommità e che servono per
rompere e disperdere le onde del mare quando è mosso o agitato, ha già di per sè un peso ed una
dimensione considerevoli, inoltre, potendo incamerare nei "cassoni"
predisposti in gran parte del suo livello inferiore una notevole massa
d'acqua
o di altro materiale con funzione di zavorra può senza dubbio adempiere
egregiamente al suo ruolo di efficace protezione della
costa e delle spiagge
antistanti.
I suoi
particolari ancoraggi "elastici" che si dipartono dalla
"chiglia" collegati con robuste catene a pesanti ed adeguati
"corpi morti" in
cemento o in metallo oppure direttamente al fondale
marino tramite i moderni metodi di ancoraggio utilizzati dall'industria
petrolifera, la
rendono assai stabile e contemporaneamente molto flessibile
nei confronti del moto ondoso.
Allo stesso
modo, le "pinne di deriva a forma di castelletto" poste sotto lo
scafo, "abbracciando" una consistente quantità d'acqua marina e
"pescando" ad una profondità in cui le acque sono sempre più calme,
offrono una considerevole ma non rigida resistenza idrodinamica allo
spostamento della struttura sovrastante, sia in senso orizzontale che
verticale, rendendola molto stabile anche in caso di mare tempestoso.
Dette pinne
a castelletto, che comunque non inibiscono un certo livello di graduale ed
elastica mobilità, svolgono dunque la
funzione di
“stabilizzatore inerziale”, ed in aggiunta, visto che la loro conformazione
comprende anche delle lastre posizionate orizzontalmente, queste
conferiscono
loro una ulteriore utile caratteristica, cioè quella che può essere definita
come una forma di “ancoraggio a mezz’acqua” la quale,
in pratica, serve
per moderare rallentandoli, grazie al peso dell’acqua circoscritta, gli
spostamenti della struttura sovrastante.
Tali
"moduli" infatti, trattandosi di scafi aventi una larghezza che,
a seconda del modello e la località del previsto utilizzo, può andare dagli 8
ai
una
lunghezza dagli 80 ai
una valida alternativa alle scogliere costituite da blocchi di
roccia naturale o da tetrapodi in calcestruzzo. Inoltre, per quanto riguarda la
salvaguardia sia dell'ambiente marino che della fauna ittica, date la loro
caratteristica di essere elementi galleggianti aventi un'architettura
subacquea
sostanzialmente aperta che non occlude la propria area d'ingombro e quindi
non interferisce con il naturale andamento delle
correnti marine, sarebbero
senz'altro da preferire alle scogliere frangiflutti tradizionali.
L'impiego
dei frangionde galleggianti da me progettati, considerato che possono essere
posizionati in qualsiasi direzione si ritenga più utile,
anche ad una distanza
notevole dalla linea del bagnasciuga, può permettere di rompere in anticipo i
marosi più potenti e devastanti. In
aggiunta, tenuto conto che essi non vanno a modificare la conformazione preesistente dei
fondali, e che evitano, tra l'altro, il progressivo
insabbiamento del tratto di
riva compreso fra le scogliere consuete e le
spiagge, sarebbero certamente da preferire per ottenere un più
efficace, meno invasivo e più naturale contrasto alla erosione dei litorali.
Nel
panorama del nuovo e migliore contesto ambientale che si verrebbe a creare
dopo l'installazione di questo innovativo modello di barriera
frangiflutti,
trascorso un adeguato periodo di tempo utile per una sua concreta
sperimentazione, potrebbe persino risultare non più inevitabile
dover provvedere ai reiterati ripascimenti delle spiagge erose con sabbia
prelevata da fondali profondi con dispendio di consistenti capitali
altrimenti meglio utilizzabili da parte delle Amministrazioni Locali
interessate da tale esigenza.
Per quanto
riguarda i prevedibili costi di questo genere di strutture, essi potrebbero
risultare inizialmente leggermente superiori a quelli da
sostenere per la costruzione di
scogliere di tipo tradizionale che però presentano tutti gli svantaggi cui sopra ho accennato e
che impediscono
di avviare un processo di recupero, di ridisegnazione e di un possibile e
stabile ampliamento degli stabilimenti balneari sugli arenili esistenti.
Nel medio e lungo periodo invece,
considerando la loro notevole durata e la garanzia di una sicura difesa dal
mare agitato da esse offerta
risulterebbero in realtà molto più convenienti.
Solo a
titolo d'esempio e con una approssimazione che, a seconda delle diverse
necessità locali che possono variare anche del 10-15% sia
a causa dei diversi tipi di fondali
che dovrebbero ospitare tali speciali ancoraggi sia per particolari richieste avanzate dalle
Autorità
Amministrative Locali per specifiche esigenze di carattere paesaggistico e/o ambientale da
loro o da tecnici di loro fiducia individuate, il costo
di un modulo per acque
profonde, avente grandezza in metri (La. x Lu. x Alt.) di 18 x 100 x 8,
sarebbe di circa 1,8/Milioni di Euro; quello di un
modulo per acque più basse
misurante:12 x 80 x 6 sarebbe di circa 1,2/M. di Euro; mentre quello di un
modulo per acque profonde 6-
misurante 8 x 80 x 5, sarebbe di circa 1/M. di
Euro.
In sostanza,
i motivi per i quali i frangiflutti galleggianti metallici da ma ideati e
proposti dovrebbero essere preferibili rispetto alle
tradizionali dighe in
blocchi di roccia o di cemento, sia quelle soffolte sia quelle posizionate sul
fondale marino sia quelle emergenti
sono i seguenti:
1) –
maggiore sicurezza, tranquillità ed efficacacia nella difesa del litorale. Essa
è consentita sia dalle particolari forme e caratteristiche
dei frangiflutti,
sia dal loro posizionamento ad una maggiore distanza dagli arenili. Dette strutture, opportunamente calibrate,
oltre a
permettere di opporre un valido argine all’impeto del più forte moto
ondoso, che viene ad essere contenuto nella misura di almeno il 70-80%
della
sua forza, riducono al minimo la spinta residua delle onde e pertanto il loro
impatto sulla riva non potrà più avere un carattere erosivo
delle spiagge e
distruttivo delle attrezzature turistiche;
2) – minimo
impatto ambientale, dovuto sia alla loro lontananza dalla battigia sia in considerazione
della non invasività di queste strutture in
special modo per quello che riguarda il
fondale marino, anzi, a tal proposito, l’eliminazione delle presenti scogliere
porterebbe un grande
beneficio alla più naturale circolazione delle correnti
marine e ad una migliore condizione di balneabilità delle acque per i turisti
con la
scomparsa dei fondali pressochè melmosi fra le dighe e la riva e con il
venir meno delle fonti di creazione degli invadenti e fastidiosi
“tomboli” e dei pericolosi “truogoli”;
3) – la
durata dei manufatti, tenuto conto delle più aggiornate tecniche di protezione
anticorrosiva ed antivegetativa dei laminati, è prevista
per almeno 40-45 anni
ma è successivamente reiterabile per un pari periodo dopo una approfondita
revisione degli stessi in un bacino di
carenaggio, per cui il costo degli
stessi, pur apparendo inizialmente un po’ più elevato si rivelerebbe in
pratica, col passare del tempo, di
parecchio inferiore a quello delle scogliere
costruite con il sistema tradizionale, con l’aggiunta sia del vantaggio di non
doverne più
sopportare le loro problematicità sia della maggior sicurezza
fornita agli stabilimenti balneari litoranei nei confronti delle periodiche
inevitabili intemperanze del mare ;
4) –
programmazione dell’acquisto con largo anticipo, tenuto conto anche dei tempi
necessari per la costruzione dei moduli, e quindi
possibilità di diluire nel
tempo i costi per la realizzazione delle opere, rapidità e agevole praticabilità
degli interventi di installazione, di
rimozione, di sorveglianza e di
manutenzione, nonché loro migliore scadenzamento nei tempi ritenuti più idonei,
consentirebbero un più
avveduto e prevedibile utilizzo delle finanze pubbliche
che non dovrebbero più essere costrette a procedere ad operazioni di emergenza
in caso di mareggiate imprevedibili e spesso disastrose.
Ritengo di
dovere aggiungere e/o ribadire alcuni elementi importanti da tenere presenti
per un esame più approfondito e per una migliore
valutazione sulla validità di
una ipotesi di progetto con riferimento ad un modello avente le seguenti
dimensioni: una lunghezza di circa
di castelletto avrebbero un’altezza di circa 3 metri:
1) –
ancoraggio al fondale assolutamente resistente e non invasivo mediante
l’utilizzo dei moderni sistemi di trattenuta delle catene adottati
dall’industria delle estrazioni petrolifere come ad esempio ancore tipo “Manta
Ray” per fondali sabbiosi o tasselli a doppia espansione tipo
“Divemex” per
fondali rocciosi od altri metodi similari;
2) – il
peso di una simile struttura sarebbe di circa 550-600 tons. solo per i componenti
in acciaio a cui andrebbe aggiunto sia il peso
dell’acqua incamerata
all’interno in apposite vasche che potrebbe essere di circa 250-300 tons. sia
quello dell’acqua circoscritta e
parzialmente imbrigliata dalle suddette pinne,
da considerarsi come ulteriore zavorra e valutabile nell’ordine di circa
200-250 tons., tenuto
già conto della sua maggiore fluidità e mobilità rispetto
a quella compresa nello scafo, ci troveremmo dunque di fronte ad un oggetto il
cui
peso complessivo sarebbe di circa 1.000-1100 tons.;
3) – il
suddetto pesante corpo galleggiante, saldamente ma elasticamente ancorato
anche “a mezz’acqua”, grazie alla presenza delle
speciali pinne stabilizzatrici le quali, essendo conformate a parallelepipedo parzialmente aperto offrono un
elevato coefficiente di
resistenza idrodinamica al loro spostamento, sarebbe
ampiamente in grado di fronteggiare anche il più elevato livello di mare
agitato che
potrebbe verificarsi nei pressi delle rive di un mare così poco
profondo come il nostro Adriatico.
Il sistema di protezione delle spiagge che vado proponendo, potrebbe assicurare per molto tempo, circa
90-100 anni con una sola revisione
a metà periodo, la risoluzione ottimale del
problema della loro difesa e mantenimento in esercizio. Infatti, grazie alla particolare
struttura
delle mie barriere frangiflutti, che risulta essere idonea a
contenere l’impeto del moto ondoso anche nella misura del 70-80%, non sarebbe
più possibile, con la poca spinta residua, il formarsi di onde così grandi e
potenti da provocare danni di rilievo sul litorale.
Per quanto
attiene al discorso dei costi, essi, a lungo termine, si rivelerebbero assai minori
rispetto a quelli sostenuti tuttora per la creazione
e la manutenzione delle
scogliere fino ad oggi realizzate nelle loro diverse modalità di appoggio sul
fondale, con la loro molto incerta e
degradabile difesa degli arenili, con i
necessari e continui ripascimenti di sabbia, con la loro invasività
dell’ambiente e con i vari altri
problemi che comporta la loro presenza. Come accennato in precedenza, una barriera delle dimensioni sopraindicate potrebbe
venire
a costare, a prodotto industrializzato, circa 1,2-1,3/Mil. di Euro a
prezzi stabilizzati dei vari componenti che contribuiscono alla loro
formazione.
Purtroppo
il prezzo della principale materia prima utilizzata, cioè l’acciaio in lastre o
laminati si è dimostrato particolarmente volatile
negli ultimi anni per cui
risulta adesso molto difficile fare un preventivo esatto a distanza di tempo.
Tanto per
fare solo un esempio, l’acciaio in “billette” nel mese di Marzo 2009 costava
320 $ alla tonnellata mentre ad oggi, mese di Marzo
2011, costa 550 $ per
tons.. Se consideriamo che un modulo
frangiflutti della suddetta grandezza prevede l’utilizzo di elementi in acciaio
nella misura di circa 500 tons., ecco che la differenza per questa sola voce di
spesa, sarebbe di 115.000 $, vale a dire del 72%.
La
maggior parte degli altri costi collegati invece è soggetta, normalmente, a delle
variazioni meno consistenti e più diluite nel tempo.
Per
un’efficace protezione delle spiagge è dunque necessario rivedere e modificare
la storica e comune concezione della difesa costiera
affidata alle barriere
costruite con massi di roccia o blocchi di cemento oppure con sacchi di sabbia
o particolari tubi di geocomposito
riempiti di materiali inerti poggianti sul
fondale.
Detto
sistema, che risulta senza dubbio valido quando si tratta di costruire una
protezione a mare di supporto al muraglione di un porto
commerciale od a quello
di un porticciolo turistico, non può essere certamente il migliore quando
l’oggetto da preservare è costituito da un
litorale che deve essere utilizzato
per l’industria turistica. L’innovativo
metodo di salvaguardia tramite le barriere frangiflutti gallegianti da me
ideato invece impedisce completamente la creazione dei vari noti problemi ed
offre i molti altri vantaggi che ho antecedentemente descritto .
Solo due
parole sull’argomento Brevetti. Qualora
in un futuro, spero non troppo remoto, si giungesse alla determinazione di
costruire un
prototipo di questo tipo di frangiflutti a grandezza reale, ebbene
ritengo che, per quanto riguarda il discorso sui nuovi brevetti che
dovessero
venire registrati e sui relativi diritti d’invenzione, per quelle parti della
struttura non ancora coperte dai miei precedenti brevetti,
l’accordo con gli
altri tecnici che prestassero la loro opera sarebbe di agevole realizzazione.
Per finire,
faccio presente che le prime prove a carattere empirico eseguite con un modellino
in scala molto ridotta e realizzato con
materiali più leggeri di quelli che
saranno utilizzati in futuro nella realtà hanno già evidenziato risultati di
affidabilità molto entusiasmanti!!!
Poiché si
tratta di avviare un innovativo sistema di protezione dei litorali dalle
intemperanze del mare agitato è facile prevedere che tale
intento potrà
incontrare molte perplessità e domande di carattere tecnico-scientifico e molte
avversità di tipo finanziario che verranno
promosse dalle persone e dalle
Società che attualmente traggono un vantaggio economico dall’attuale costoso ed
inefficiente metodo di
difesa costiera fondato sulle scogliere di vario genere
formate da blocchi di roccia o di cemento e dalle ripetute operazioni di
ripascimento
sabbioso ad esse collegate.
Ciononostante,
di seguito sono indicate la varie fasi ritenute indispensabili allo scopo:
1) –
ideazione e/o invenzione; = già avvenuta
2) –
progettazione di massima o iniziale; = già avvenuta
3) –
individuazione di un progetto-pilota che potrebbe essere costituito da una
prima installazione in una zona ove non esistono opere di
difesa costruite
dall’uomo ma che necessiterebbe di protezione per un migliore e più sicuro
utilizzo a fini turistici. Si tratterebbe
di un
impianto di ridotte dimensioni in ampiezza relativo ad una piccola
insenatura o baia avente una lunghezza totale del fronte di circa
1,5 –
gravi danni dalle mareggiate succedutesi nel tempo
ed in cui le Autorità Locali abbiano pertanto già programmato importanti lavori di
ristrutturazione; = da ricercare;
4) –
illustrazione e successivi approfondimenti del nuovo progetto alle varie
Amministrazioni Pubbliche Territoriali che dovrebbero venire
coinvolte, anche
sotto l’aspetto finanziario, nella costruzione di dette opere; = contatti in
corso
5) –
ricerca e verifica delle diverse possibili fonti di finanziamento mediante il reperimento di
contributi economici sia pubblici che privati,
anche tramite il metodo del
“project financing” da parte di Società che potrebbero, con precoce
lungimiranza, valutare favorevolmente
un loro coinvolgimento in tale impresa
fornendo così una parte dei fondi necessari al suo sviluppo, in particolare per
quanto riguarda la
preliminare necessaria sperimentazione che verrebbe effettuata tramite
l’utilizzo di programmi di simulazione computerizzata la quale;
sarebbe forzatamente
peculiare per ogni singola località, a causa delle naturalmente diverse condizioni ambientali e/o meteo-marine,
= da ricercare;
6) – lo stadio
successivo alla sperimentazione tecnico-scientifica dovrebbe essere quello della pubblicazione
di un Bando Pubblico di
Appalto per la costruzione dell’opera nel suo insieme.
provvederanno alla contrattualizzazione con le varie Entità interessate alla sua realizzazione
come: Studi Tecnici ingegneristici,
Cantieri
Navali, Aziende di carpenteria
metallica pesante, Aziende del settore metalmeccanico ed altri Fornitori di vari
componenti alcuni dei quali
sarebbero del tutto inediti.
7) – l’ultima
fase, dopo l’avvenuta indispensabile ingegnerizzazione del progetto e la
redazione del progetto definitivo sarebbe quella della
costruzione materiale delle strutture previste e della
loroinstallazione nel luogo stabilito, tenendo conto anche delle
possibili variazioni da
apportare in corso d’opera che si rivelassero necessarie e/o di probabili richieste migliorative di
determinati aspetti particolari avanzate
dell’Ente proponente per motivi di
opportunità.
IndirizzoInternet: http://carlomacriprojects.it
Numero di Telefono : + 39 051 821609
Ultimo aggiornamento: Agosto, 2015